Frutta estiva, prezzi alti ma al produttore resta poco

L’analisi di Confagricoltura sulla situazione in Romagna “ Prezzi alti al dettaglio, ma al produttore rimane poco. Importante perimetrare i danni della siccità e sostenere il settore”.

Con luglio ormai alle spalle la campagna della frutta estiva romagnola ha vissuto i mesi più importanti: a guardare i prezzi al dettaglio il consumatore potrebbe pensare a una commercializzazione brillante, ma per i produttori le criticità non mancano e nonostante valori riconosciuti più alti dello scorso anno, l’aumento dei costi e la siccità stanno minando la marginalità delle aziende agricole.

“Eppure al supermercato il consumatore si trova a pagare pesche e nettarine anche quattro euro il chilo, mentre al produttore il frutto viene pagato sì e no 1 euro il chilo”, evidenzia Walther Casadeipresidente dei frutticoltori di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini.

Nei giorni scorsi Confagricoltura ha effettuato un sopralluogo in diversi punti vendita della Romagna. Pesche e nettarine di prima categoria si trovano in una fascia tra 3 e 3,5 euro il chilo, il prodotto Igp sfiora i 4. “Valori alti scoraggiano i consumi – prosegue il produttore – Lungo la filiera ci sono varie lavorazioni e passaggi, questo è vero, ma triplicare il prezzo è esagerato ed ha un effetto boomerang sulle vendite”.

“E’ indispensabile trovare un equilibrio tra produzione e distribuzione, affinché alle imprese agricole venga data la possibilità di creare reddito e far fronte agli aumenti dei costi e agli investimenti necessari per produrre il cibo che finisce sulle tavole degli italiani – aggiunge Carlo Carli, presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini– Le persone che ogni giorno fanno la spesa devono conoscere le condizioni in cui lavorano i nostri produttori ortofrutticoli: è una campagna difficile quella che stanno affrontando, produrre frutta costa molto di più che in passato, somme che gli agricoltori hanno in parte già anticipato, ma i loro ricavi non sono altrettanto certi. La mancanza di acqua per l’irrigazione e una infrastruttura irrigua che possa servire adeguatamente tutto i produttori sono tra le cause di produzioni dalla ridotta pezzatura, che a livello commerciale scontano un gap di prezzo. I frutti di calibro importante sono merce rara e per questo sono pagati bene. Per fortuna nella distribuzione non abbiamo visto le promozioni selvagge del passato e le quotazioni per i produttori non sono quelle degli anni della grande crisi della frutta estiva, quando si arrivava a 30 centesimi il chilo – conclude Carli– ma il contesto economico di grande incertezza, la perdurante siccità, un mercato lento e i continui rincari dei costi di produzione non fanno dormire sogni tranquilli ai frutticoltori. Per questo bisogna far presto a perimetrare i danni causati dalla siccità: in Regione è stato chiesto e riconosciuto lo stato di calamità naturale e ora bisogna attivare le procedure per sostenere il settore ortofrutticolo, uno dei comparti che tra aumenti dei costi e riduzione delle produzioni sta incontrando notevoli difficoltà”.

Confagricoltura ha fatto il punto sulle principali produzioni estive del nostro territorio.

Albicocche. La produzione è stata abbondante in tutta Italia e la Romagna non fa eccezione. La campagna commerciale è partita con prezzi alti poi si è livellata su valori soddisfacenti. Un accumulo produttivo da fine giugno fino al 10 luglio ha creato qualche tensione, ma ora il mercato si è ripreso e viaggia su prezzi discreti.

Pesche e nettarine. Produzione inferiore e diluita in un arco temporale maggiore per le varietà precoci, poi i volumi hanno rispettato le stime. La siccità ha portato mediamente a calibri più piccoli. Dopo un esordio entusiasmante, i prezzi si sono ridimensionati.

Susine. A livello nazionale è un’annata di grande carica produttiva. Le varietà nere hanno difficoltà di vendita, le rosse vanno leggermente meglio, mentre le gialle – la cui produzione è ridotta – hanno un buon mercato.

Pere. La campagna della Carmen, varietà estiva per eccellenza, è partita col piede giusto: ottime rese ma, complice l’andamento climatico, minor pezzatura. E i prezzi variano molto in funzione proprio del calibro.

Fragole. Quest’anno le rese sono state inferiori alla media, i prezzi non sono stati entusiasmanti e più bassi degli ultimi due anni. C’è chi non ha rinnovato i propri programmi per la prossima campagna: è ipotizzabile una riduzione delle superfici dedicate in Romagna.

“Da questa analisi emerge come l’offerta ortofrutticola non sia ancora sufficientemente aggregata – rimarca il presidente dei frutticoltori di Confagricoltura – in modo da gestire i volumi e difendere i prezzi riconosciuti alla produzione. Una cosa però è chiara: bisogna produrre frutta di qualità. E’ la qualità a fare la differenza sul mercato. Quest’anno beneficiamo del calo produttivo della Spagna, i cui produttori hanno fatto i conti con gli effetti delle gelate, ma il nostro sistema mostra ancora delle debolezze: ogni anello della filiera fissa il suo margine che scarica su quello precedente – conclude Walther Casadei– un percorso a ritroso che colpisce l’agricoltore: state sicuri che se c’è da rimetterci tocca sempre al produttore”.