E se l’inquinamento atmosferico non fosse “colpa” dell’agricoltura?

C’è almeno un fattore positivo in una situazione così grave. Secondo i dati sulla qualità dell’aria rilevati da Arpae in questi giorni, la nostra regione e gran parte del Nord sono “Verdi”: in sostanza i livelli di PM10 sono sotto i 25 µg/m3 e dunque la qualità dell’aria è molto buona. Questa è la fotografia di domenica 15 marzo, quando anche gran parte delle attività produttive si è fermata e il traffico di auto e mezzi pesanti sulle strade era pressoché azzerato. Rilevazioni del tutto simili sono state rese note nei giorni scorsi anche dall’ESA (European Space Agency) che, grazie ai suoi sofisticati satelliti, ha indicato che i livelli di inquinamento – soprattutto delle emissioni di diossido d’azoto un gas altamente tossico – si sono abbassati notevolmente sull’Italia settentrionale. 

“Certamente non è il momento delle polemiche, ma della massima unità e collaborazione – spiega Luana Tampieri membro della giunta di Cia Imola e presidente dell’associazione Donne in Campo Emilia-Romagna – ma è inevitabile far notare che le filiere agricole, essenziali in questo momento di grave difficoltà, non si sono fermate. Invece l’inquinamento sì. Sarà bene ricordarlo quando supereremo questa emergenza e l’opinione pubblica e gli ambientalisti ricominceranno a puntare il dito contro il settore agricolo, accusandolo di inquinare aria e acqua e di essere il responsabile di gran parte dei problemi climatici e ambientali. Noi – continua la Tampieri – siamo da sempre un capro espiatorio, quasi che gli agricoltori provassero un insano piacere ad alzarsi la mattina per trattare le colture. In realtà siamo i primi ad aver cercato di coltivare i nostri prodotti seguendo le regole della sostenibilità. Cia Imola si è prodigata, in questi anni, per creare tavoli di confronto sulle pratiche sostenibili per l’ambiente e la società e certamente questo lavoro incessante ha dato i suoi frutti. Le aziende agricole sono diventate molto consapevoli, usano i prodotti chimici solo se necessario e rispettando i “Disciplinari di produzione” della nostra Regione, che vanno certamente verso un’agricoltura più “green”. Inoltre saremmo davvero dei “pazzi” a non adottare queste tecniche perché i cambiamenti climatici, provocati in gran parte dall’eccesso di inquinanti nell’aria e dal riscaldamento globale, colpiscono in maniera forte e sempre più spesso catastrofica il nostro settore. Perché, dunque, non dovremmo evitarli ad ogni costo?”

“In questi giorni le nostre filiere agroalimentari sono impegnate al massimo, perché i prodotti italiani, dal latte ai prodotti freschi, compresi le nostre eccellenze Dop e Igp, devono continuare ad arrivare nelle case degli italiani Credo che questa situazione – conclude Luana Tampieri -, inimmaginabile fino a poche settimane fa, debba insegnarci a guardare le cose in un’altra prospettiva, dando valore a quei settori, dalla sanità all’agricoltura, che troppo spesso hanno subito tagli o sono stati considerati di serie B. Dobbiamo imparare che il valore non può nascere solo nel momento del bisogno”.