La suinicoltura deve guardare avanti

Nonostante il momento difficile le imprese del settore suinicolo devono pianificare gli investimenti per mantenersi competitive. Sanità, tecnologia, sostenibilità economia sono le parole chiave. Se ne parla a Cremona il 27 febbraio.

Secondo l’ultimo Rapporto trimestrale 2022 di Rabobank, l’importante Istituto finanziario olandese specializzato a livello internazionale nel settore agroalimentare, il minor potere d’acquisto dei consumatori causato dall’inflazione che supera la crescita salariale ha avuto un impatto negativo sul consumo di proteine, andamento che dovrebbe trovare conferma anche nella prima metà del 2023.

L’istituto bancario olandese, che sta elaborando i dati finali dell’anno appena concluso, prevede inoltre che la produzione globale di carne suina nel 2022 registrerà una contrazione del 2% e non vedrà nessuna crescita nel 2023, complici gli elevati costi di produzione su scala mondiale che stanno limitando l’espansione del patrimonio zootecnico.

Se lo scenario allo stato fornisce elementi che per tutti i componenti della filiera suinicola rappresentano una legittima fonte di preoccupazione, è altrettanto vero che proprio nei momenti di maggiore complessità si nascondono le più interessanti opportunità di crescita e sviluppo di ogni settore.

Di questo e di come intercettare le migliori strategie non solo per superare questo periodo controverso, ma soprattutto per ridare slancio al comparto suinicolo italiano si parlerà il 27 febbraio 2023 a Cremona, presso Palazzo Trecchi, dove EV Edizioni Veterinarie srl ha organizzato il convegno  dal titolo “Sanità, tecnologia, sostenibilità, economia i driver della suinicoltura moderna” (www.suinicolturacongress.it) al quale parteciperanno i nomi più illustri e qualificati, italiani e stranieri, che da sempre si occupano di suinicoltura (vai al programma).

Chairman dell’evento sarà Giancarlo Belluzzi, medico veterinario, che nel corso della sua lunga carriera professionale ha svolto nel settore sia l’attività clinica che diverse responsabilità istituzionali e che sul momento che sta vivendo il comparto e sulle possibili vie d’uscita afferma Purtroppo non ci sono ricette e  temo che neppure il maggiore esperto saprebbe da che parte iniziare. Tre sono i problemi a mio avviso che si sono incrociati in un periodo tanto complesso come quello che stiamo vivendo: la pandemia, l’andamento dei costi e dei prezzi e la peste suina africana, rispetto alla quale non bisogna abbassare la guardia, pena la disfatta del comparto suinicolo. Cina, Russia e larga parte del continente euro-asiatico rappresentano di fatto il più grande serbatoio di virus in circolazione: una minaccia permanente sempre in agguato. È notizia di questi giorni che solo su cinque regioni del territorio russo situato a ridosso dell’Europa, nel 2022 sono stati denunciati ben 140 focolai di Psa, di cui 68 hanno riguardato grandi e piccoli allevamenti di suini allevati e 72 cinghiali”.

Il titolo del convegno del 27 febbraio prossimo lega poi in maniera indissolubile una serie di concetti che finiscono per concentrarsi sul grande tema della sostenibilità, in un momento nel quale la zootecnia viene spesso messa sotto accusa Alcuni dati sono certi – rimarca Giancarlo Belluzzi – la popolazione mondiale sta crescendo e le fonti internazionali più autorevoli confermano che nei prossimi 30 anni la richiesta alimentare di proteine a livello globale aumenterà del 25%, ragion per cui la produzione zootecnica dovrà aumentare e non diminuire: più carne, più latte e lattici e persino più pesce. Questo vuol dire che la tutela e l’accudimento del bestiame allevato, quindi il benessere animale, saranno sempre più prioritari. Il primo strumento da adottare in questa direzione è la tutela sanitaria e la prevenzione delle malattie. L’innovazione tecnologica, specie quella farmaceutica, ci aiuterà a mantenere la salute e il benessere degli animali allevati a iniziare da un utilizzo sempre più ridotto di antibiotici, come peraltro richiede la normativa in materia di medicina umana e veterinaria. A questo aggiungiamo il fondamentale tema della biosicurezza, ormai parte integrante della visione costruttiva di qualsiasi impianto. E ancora una volta l’innovazione tecnologica dimostra tutto il suo valore: la vigilanza all’interno della porcilaia, il controllo del movimento delle persone che vi accedono, la rendicontazione quotidiana della razione alimentare e delle fasi di crescita degli animali sono alcuni degli elementi sui quali fare affidamento sia per far fronte alla scarsità di manodopera sia, soprattutto, per aumentare il livello professionale degli allevamenti e di conseguenza la loro competitività su scala internazionale”.