Emilia Romagna: l’agricoltura resta “a piedi”

Le lavorazioni agricole sono in pieno svolgimento, ma mancano le forniture di macchinari a causa della chiusura delle fabbriche. Il paradosso di una Regione che nonostante vanti alcuni tra i distretti più importanti della meccanica agricola ne resta sprovvista.

La stagione delle semine  e dei trattamenti antiparassitari è ormai partita in Emilia Romagna, ma per molte aziende agricole coltivare la terra sarà una corsa ad ostacoli. Il Decreto Ministeriale  del 25 marzo  – rileva la Federazione italiana dei costruttori di macchine agricole FederUnacoma  – ha sospeso infatti le attività industriali anche per quanto riguarda la meccanica agricola, e per la prima volta dal dopoguerra non sono disponibili, per quegli agricoltori che ne hanno necessità, mezzi, attrezzature e ricambi.

L’Emilia Romagna è una delle Regioni più importanti per la produzione agricola ed è nello stesso tempo quella che vanta la maggiore concentrazione di industrie che fabbricano macchinario agricolo. In questi giorni le aziende agricole presenti nei territori della Regione stanno effettuando lavorazioni fondamentali, vedi ad esempio la semina delle barbabietole da zucchero, che è prevista proprio ai primi di aprile, o la semina del pomodoro da industria, che rappresenta uno dei punti di forza della produzione regionale e che ha proprio ad aprile l’avvio del suo ciclo produttivo, o i trattamenti antiparassitari dei frutteti (pesche, susine, albicocche, ciliegie, pere) che sono necessari in questo momento della primavera nel quale proliferano gli insetti. Nelle attività tipiche di aprile rientrano molte altre operazioni, come la sistemazione di reti e protezioni fisiche per le coltivazioni, o l’attivazione di sistemi idrici per lo scorrimento dell’acqua e l’allagamento delle risaie, che richiedono anch’esse mezzi meccanici specifici.

All’opposto, nei distretti della meccanica agricola – vedi in particolare quelli di Reggio Emilia, Bologna, Modena, Ravenna e Ferrara, che sono tra i più importanti del mondo e dove la Federazione dei costruttori conta oltre cento industrie associate – la produzione è ferma. Dalle trattrici alle macchine per i trattamenti antiparassitari, dalle attrezzature per la lavorazione del terreno alla componentistica e ai pezzi di ricambio, le aziende agricole dell’Emilia Romagna avrebbero possibilità di acquistare macchinari di grande qualità “a chilometro zero” e ne restano invece sprovviste, a differenza di quanto accade negli altri Paesi europei dove l’industria della meccanica agricola può restare in produzione in quanto  considerata parte integrante della filiera agroalimentare.

Le case costruttrici italiane hanno già messo a punto criteri per garantire che le attività si svolgano secondo le direttive delle autorità sanitarie e in condizioni di sicurezza, e sono già organizzate per limitare la produzione ai soli quantitativi necessari a soddisfare le forniture più urgenti, ma si attende una risposta dal Governo. Le organizzazioni professionali agricole Coldiretti, Confagricoltura e Cia hanno già ufficialmente denunciato l’emergenza e chiesto che la situazione si possa sbloccare in Emilia Romagna così come nelle altre Regioni. La filiera agroindustriale – conclude FederUnacoma – si presenta dunque compatta nel chiedere una deroga alle restrizioni produttive e nel chiedere che il provvedimento sia immediato così come impone il calendario delle lavorazioni agricole.